AFÀNISI
2023
testo e regia Alessandro Paschitto
con Raimonda Maraviglia, Alessandro Paschitto,
Francesco Roccasecca
produzione Campania Teatro Festival, Ctrl+Alt+Canc
si ringrazia Giulia Sangiorgio, Chiara Virgilio, Chiara Cucca, l’Asilo - Ex Asilo Filangieri
Premio della
Giuria Critica
Direction Under 30
2023
Vincitore
L'Italia dei Visionari Kilowatt Festival 2023
Vincitore
UP TO YOU 2023
Finalista Intransito 2023
Semifinalista al Premio Dante Cappelletti 2022
Finalista al bando Verso Sud 2022
Semifinalista al Premio Scenario 2020
Vincitore
Intercettazioni 2023
Circuito CLAPS
Lombardia
Vincitore
Odiolestate 2022
Carrozzerie n.o.t
Vincitore In-Box
Generation
2024
Hystrio
Alessandro Toppi
«I tre, che appartengono a una generazione abituata agli stenti e all'assenza di possibilità concrete - cosa possono creare? (...) Afànisi mi pare un tentativo di rifondazione immaginaria, stanti le condizioni del presente. Peter Brook sceglieva Io spazio vuoto? A noi ci tocca senza averlo scelto: proviamo quindi a riempirlo con gli unici elementi a disposizione: noi stessi, un discorso da fare e la presenza del pubblico. (...) Esperimento intelligente - e presa di posizione politica - senza che sia dichiarata . Afànisi funziona perché ha alla base un'ottima scrittura e tre interpreti che sanno stare sul palco.»
Motivazione
Premio della Giuria Critica
Direction Under 30
«Per aver sperimentato un linguaggio in grado di risemantizzare l'esperienza teatrale attraverso un coinvolgimento non scontato del pubblico mettendo al centro l'autonomia e la capacità immaginativa del singolo spettatore, per la coerenza della ricerca e per aver dimostrato una progettualità riconoscibile e in evoluzione»
Il teatro che verrà
Mario Bianchi
«Uno spettacolo (...) performativo, con echi pirandelliani quello della compagnia napoletana, che ci ricorda anche le performance storiche di Gino De Dominicis. Spettacolo importante e rischiosissimo (...) e ben vengano spettacoli che osano, ne abbiamo proprio bisogno»
Eroica Fenice
Francesca Hasson
«(...) protagonista della pièce può diventare qualsiasi cosa e/o qualsiasi persona e, infatti, sono stesso gli attori sulla scena ad abbandonare tale status per diventare spettatori di un pubblico che semplicemente vive (...) Afànisi gioca sui vuoti ma soltanto apparenti, perché in realtà si riempie di vita vera e colta nella sua essenza pura (...) Viviamo in una società in cui sentiamo spesso l’esigenza impellente di dovere per forza dire qualcosa, parole su parole su altre parole si accalcano le une sulle altre, con uno spasmo morboso (...) Afànisi agisce sul rifiuto di costruire, di alimentare ancora di più questa overdose (...) e, al contrario, propone uno spettacolo-spazio in cui si adopera la nostra mente (...) Afànisi lavora con maestria incredibile e (...) restituisce veramente senso e voce a ciascuno di noi, nell’idea di un teatro che vive con autenticità.»
SINOSSI
Si può fare uno spettacolo in cui non c’è niente da vedere?
Si può chiedere a te che leggi - sì esatto proprio tu, che ora te ne stai qui con queste parole davanti:
Cosa vuoi vedere?
Qual è la prima cosa che ti viene in mente?
Ecco, quella. Questo spettacolo parla di quella.
E di molte altre che ancora non hai pensato.
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«Non c’è soggetto senza, in qualche modo, afanisi del soggetto. (...)
Il soggetto appare qui come senso e altrove come fading, ovvero sparizione»
(J. Lacan, Il seminario - Libro XI. I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi)
«Che la natura imiti l’arte è una massima troppo prudente.
La natura è un prodotto dell’arte e del discorso»
(Nelson Goodman, I linguaggi dell’arte)
Afànisi è una performance che rovescia i rapporti tra spettatore e spettacolo, tra realtà e sguardo che la osserva. Lo spettatore non è più fruitore passivo ma creatore attivo dell'opera che ha di fronte. Gli viene proprio chiesto: ma tu cosa vuoi vedere? E poi lo si invita a rispondere privatamente, tra sé e sé, ma in modo fulmineo, non meditato. Libera associazione, la più classica delle regole della psicoanalisi: pensare la prima cosa che passa per la testa, quale che sia. Ciascuno spettatore risponderà dentro di sé a una sequenza di domande, con cui andrà materialmente a disegnare - con l’aiuto dei performer - il proprio spettacolo nello spazio vuoto. Le sue scelte improvvise, apparentemente immotivate, si riveleranno presto personali, lo riguarderanno in modo inatteso. Ciascuno vedrà uno spettacolo diverso da chi gli siede accanto. Ecco il rovesciamento: teatro non è più la cosa che si guarda, ma ciò da cui si è guardati.